EGON QUARTET


[...] L'antologia di brani per mandolino e chitarra riportati nella presente registrazione riesce esemplificativa del repertorio musicale diffuso attraverso queste riviste e affidato alla collaborazione tra i due strumenti nell'arco di tempo compreso tra l'ultimo ventennio del XIX secolo e il primo cinquantennio del XX, l'età d'oro di quel dilettantismo musicale domestico cui si accennava in apertura. Un repertorio certamente prevedibile per forme e struttura, facilmente ascrivibile al catalogo dei generi dell'intrattenimento borghese, mutuabili dal teatro - come luogo di incontro e di divertimento - dalla piazza - dove imperversavano le bande - dal salotto - luogo topico del pianoforte - dal retrobottega del barbiere - sede, questa, storica del nostro mandolino. In tutti i casi strutture semplici composte di melodia ed accompagnamento - la prima sempre assolutamente cantabile, il secondo basato su un formulario accordale e ritmicamente ripetitivo (zum-pà, zum-pà-pà, zum-pà-pà-pà) - prevedibili nel percorso armonico quasi sempre pronto a sfruttare la nuance coloristica maggiore-minore, organizzate sul modello ternario della canzone (ABA). Caratteristiche provenienti - ad onta della molteplicità di titoli - sostanzialmente da due ceppi: il melodramma e la danza, "responsabile" l'uno del gusto melodico, l'altra del substrato ritmico-armonico e del principio ripetitivo eternato nell'inflessibile presenza del ritornello e del da capo.
Tuttavia nonostante l'omologabilità dei prodotti - testimonianza della diffusione di una cultura di massa - ci sono alcuni interessanti elementi di diversità legati alla natura dello strumento, allo stato sociale degli interpreti, ai luoghi d'esecuzione cui erano destinate le partiture nonché all'immaginario collettivo capace di declinare "universi" emozionali, anche contrastanti, subordinati all'"anima" dello strumento.
Così forse non è un caso se nel catalogo della musica mandolinistica risulta dominante un genere come la "serenata", con i suoi seguaci mattutini o notturni, suggerendo una personalità serotina e malinconica. Del resto non è difficile immaginare l'uso del mandolino, imbracciato in ore serali dopo il lavoro, e certo legato con la chitarra alla prassi popolare antica di far serenate o "maitinade" sotto le finestre delle belle.
Ma strumento serotino anche per il particolare timbro, reso penetrante dall'uso, accresciuto nell'Otto-Novecento, del plettro e del caratteristico tremolo, una sorta di pianto continuo, di fissità straniante: sarà forse per questo che la maggior parte dei brani invece del consueto "giro" maggiore-minore-maggiore preferiscono il contrario, lasciando la conclusione alla tristezza del minore, spesso spegnendo la musica con una lunghissima tonica "tremolante" (per esempio la Serenade di Giuseppe Silvestri: 1841-1921), mentre svaniscono anche gli accordi della chitarra: una pausa e poi la strappata dominante-tonica per non deludere la tradizione.
La psicologia del mandolino viene accuratamente sottolineata da indicazioni come "dolcissimo", "dolcemente morendo" o "ben legato con espressione" nel Notturnino di Simone Salvetti (1870-1932) dove le nuvole diventano grigie forse in virtù di qualche piccolo cromatismo nella melodia, mentre l'incanto della sera di Giulio Monni, dopo l'insistenza sui sentimentali ritardi (9-8, 7-6) chiude passando trionfalmente da mi minore a Mi maggiore.
Si emoziona con il crescendo e animando centrale il "patetico" di Amedeo Amadei (1866-1935), mentre Adolfo Bracco (1860-1905?) ingaggia un 6/8 da barcarola per poi ammettere in zona centrale quel ritmo di valzer comunque sempre in agguato per le morbidezze sentimentali del genere. Né mancano serenate esotiche, certamente più spagnola quella di Francesco Amoroso (1877-1916) della siciliana di Giovanni Gioviale (1885-1949).
Una mazurka vera e propria è invece la Petite Sérénade di G.M., triste nel ripiegare della melodia sempre in senso discendente. Lo spirito della danza diventa poi lettera anche dietro titoli più o meno stravaganti: una brillante scozzese - dove il mandolino stavolta esegue note staccate e ritmi puntati - serve le piroette di Lulù; una danza ritornellata è lo scherzettino Cicaleccio di rondini di Aldo De Biasi (1880-1956), un valzer è in realtà la Burlesca di Primo Silvestri (1871-1960) come Ai bagni di Giacomo Sartori (1860-1946), classicissimo valzer nella forma con trio e pure il Minuetto di Francesco Amoroso. E qui c'è forse da pensare ad un uso concretamente danzante di questi brani: uso casalingo naturalmente, considerando la sonorità relativamente piccola dei due strumenti. Invece un pezzo da concerto, o comunque per esecutori tecnicamente piuttosto agguerriti, doveva essere il Capriccio per mandolino e chitarra concertante del già citato Primo Silvestri, dove, mentre la chitarra viene chiamata a piccoli episodi in imitazioni e a realizzare il controcanto, il mandolino presenta una scrittura con numerose diminuzioni ritmiche e una chiusa decisamente virtuosistica. Lo stesso può dirsi del Valtzer Fantastico di Enrico Marucelli (1873-1901), ancor'oggi stabilmente inserito nel repertorio del mandolinista moderno; una pagina che si stacca decisamente dal carattere quasi aforistico delle composizioni fino qui citate anche per gli artifici tecnico-strumentali messi in campo. E chissà poi se il titolo La marquise et le berger voluto da Vittorio Monti (1868-1923) non costituiva lo spunto per immaginare un vero e proprio "duetto", narrando la maliziosetta storia dell'incontro tra la signora aristocratica (la delicata parte iniziale del brano) ed un baldanzoso pastore (il più mosso in Mi maggiore), in un pezzo di carattere, al tempo - lo stesso delle fortune di tanti pezzi pianistici "a programma" -, sicuramente gradito.

Dalle note di copertina del CD "Pagine d'Album", redatte dal prof. Antonino Carlini.



 

Un breve accenno ... del CD ... "buon ascolto"

  01. Pavane - G. Marco Lanfranchi - 3’33”
  02. Danza del tempo - G. Marco Lanfranchi - 1’58”
  03. La voce dell'Amore - G. Marco Lanfranchi - 2'58"
  04. Il mistero del cavalier - G. Marco Lanfranchi - 2'34”
  05. Valzer delle marionette - G. Marco Lanfranchi - 2'32”
  06. Il volto di un sogno - G. Marco Lanfranchi - 2'22”
  07. Cuore crudele - G. Marco Lanfranchi - 2'42”
  08. Promenade - G. Marco Lanfranchi- 3'11”
  09. Dedica ad una madre (a Paola) - G. Marco Lanfranchi - 2'35”
  10. Ninna nanna - G. Marco Lanfranchi - 2'51”
  11. Musica nel buio - A. Gastaldello - 4'36”
  12. Il bacio negato - G. Marco Lanfranchi- 3'58"
  13. La gelosia - G. Marco Lanfranchi - 2'17”
  14. Ricordo di un sorriso - A. Gastaldello- 3'49”
  15. Verso l'infinito - G. Marco Lanfranchi - 3'04”
  16. L'Angelo fedele - G. Marco Lanfranchi - 3'12”
  17. Il nuovo addio - G. Marco Lanfranchi - 3'00”
  18. Ballata degli spiriti - G. Marco Lanfranchi - 2'18”



Musicisti
G. Marco Lanfranchi: pianoforte
Olivia Latina Rametta: voce
Boris Magoni: clarinetto
Ruber Marani: violino elettrico





Etichetta LIRA CLASSICA


Catalogo N° LR CD 109 
Anno 2005

Produttore esecutivo Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Edizioni Musicali
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Distribuzione M.A.P.




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