DANIELA RANDO ~ GIAMPIERO BONESCHI


DANIELA RANDO
Ha realizzato diversi jingles pubblicitari sia come solista che come corista, anche in ambito radiofonico.
Ha lavorato sia in studio che dal con diversi artisti italiani e stranieri (Nicolette Larson, Papa Winnie, Mango e diversi altri).
Ha collaborato per diversi anni con la fininvest per la realizzazione di sigle televisive, di trasmissioni con orchestre dal vivo, o semplicemente in studio.
Ha fatto parte, del trio vocale “ le Darlin “ sulla falsa riga del “Trio Lescano”, ospite fisse per due edizioni della trasmissione su Rai Tre “Dove sono i Pirenei” condotta da Rosanna Cancellieri, a cui poi sono seguite diverse serate e opportunità di lavoro.
Ha inciso nel ’93 un cd “ New Sensations” con il M° Giampiero Boneschi in cui egli ha riarrangiato e riletto in maniera personale ed estremamente suggestiva, alcuni tra i più bei classici standars jazz.
Infine ha cantato in inglese sotto pseudonimo in numerose produzioni Dance ed euro-beat soprattutto per il mercato giapponese.
A partire dal ’90 collabora e tiene corsi di canto moderno, prima presso La Nuova Accademia di Musica Moderna, successivamente sia al M.A.S. (Music Art & Show), che al C.P.M.(Centro professione musica), entrambe di Milano.
Attualmente dopo aver conseguito il Diploma di Insegnante di Primo Livello applica il metodo americano Voice Craft di canto moderno , dal quale è rimasta particolarmente affascinata per l’innegabile e prorompente potenziale innovativo rispetto al metodo classico, nonché per le felici e sorprendenti intuizioni, peraltro corredate da immagini e schede anatomiche, sul funzionamento e sul controllo dell’organo vocale.
Ha inoltre conseguito l’attestato di partecipazione al seminario tenutosi recentemente, dal contenuto più squisitamente artistico-espressivo, dalla validissima Elisabeth Howard. Insegnante e cantante di grandissimo talento, fondatrice della “ VocalPower Academy” di Los Angeles e del “ Vocal Power Singing Method” nei vari stili musicali ( jazz, musical theatre, blues, rock, classic and R&B), Elisabeth Howard ha lasciato anch’essa un profondo segno, come voce sicuramente tra le più autorevoli , nel fitto panorama delle correnti più attuali della “ didattica del canto”. Diploma CEMB inseguito nel ’96 di animatore musicale e musicoterapeuta.


GIAMPIERO BONESCHI
Jazz, una passione, una vita di Giampiero Boneschi
Oggi si parla molto di jazz. Grandi volumi, valutazioni, statistiche e così via. Io cercherò di dire, con poche parole, alcune cose che ho maturato nella mia giovinezza quando la parola jazz in Italia era proibita ed, ascoltarne un disco, significava rischiare una denuncia per americanismo.
In pratica vorrei tentare di spiegare le caratteristiche essenziali del jazz dal punto di vista musicale, cosa che, secondo me, non viene fatta sempre limpidamente. Attenzione! Questa non è la cabala per acquisire delle qualità jazzistiche; il jazz è specializzazione nella specializzazione musicale. Essendo una forma artistica ha bisogno di doti individuali naturali particolarissime e tanto studio.
Contrariamente alle propagande, i veri jazzisti in tutto il mondo sono pochi e spesso non sono quelli più conosciuti.


RITMO. Non inteso come esibizione di tamburi ma "scansione nel tempo" ha una caratteristica peculiare che definirei di false anacrusi (ndr. movimento iniziale in anticipo di un periodo ritmico). Inoltre, le tipiche anticipazioni date dalle interpretazioni delle sincopi, creano l'illusione dello spostamento degli accenti forti. Alla fine però i conti tornano sempre perché lo spazio-tempo rubato viene immediatamente restituito. In sintesi, una mobilità ritmica inserita in un contesto ritmico ordinato e rigoroso. A mio avviso è una delle caratteristiche principali che non si riscontra in nessun altro tipo di musica.


TIMBRICA. Grande varietà di suoni chiusi e aperti o, se volete, chiari e scuri che spesso vengono intesi come accenti, usatissimi, ma di altra natura. Jazzisticamente si chiamano "pronunce". Sono l'essenza dell'esecuzione jazzistica. La scuola tradizionale non prevede l'insegnamento di tali effetti sui varii strumenti.


MELODIA-ARMONIA. Musicalmente parlando il "blues" nella sua semplicità ed essenzialità è la forma per eccellenza. Caratteristica nelle sue tematiche sono le cosiddette note "blue". Esse sono costituite dall'abbassamento a piacere, in una gamma diatonica del 3° e del 7° e l'innalzamento del 4°. Tutto ciò sia in ascesa che in discesa, dando così un compromesso tonale illusorio fra una scala diatonica maggiore minorizzata, una modulazione al 4° ed un approccio al 5°. Non avvenendo mai questi spostamenti tonali, ecco che scaturisce un senso di indecisione, di speranza, di attesa.


Un altro merito del jazz è quello di aver tenuto viva l'abitudine all'improvvisazione. Nei tempi passati questa disciplina fu molto considerata e praticata. Basti ricordare Bach o Chopin per non dire di tutti gli altri grandissimi improvvisatori. La loro forma improvvisativa consisteva nel creare una tematica o farsela proporre; da qui iniziavano gli sviluppi e le variazioni. Anche questo, oggi è in disuso e l'allievo dei conservatorii non viene più addestrato.


Jazzisticamente si usa improvvisare (direi creare tematiche con intenzioni jazzistiche) sulle armonie dei "blues" come fatto predominante. Nel jazz è rigoroso che ciò che si stabilisce lo debba essere in quel momento. Se si decide, ad esempio, che le armonie del "blues" per quella esecuzione debbano essere più sofisticate, gli esecutori dovranno attenersi a quella convenzione adeguandosi al rispetto armonico dei nuovi accordi. Comunque, qualsiasi brano musicale, di qualsiasi natura, può essere jazzificato. Per fare ciò, occorre intervenire per prima cosa sul taglio ritmico della tematica, poi, modificarne le armonie conseguentemente allo stile che si vuole ottenere. Ecco perchè il termine "arrangiatore" è più appropriato di "orchestratore".
Ancora per esemplificare, moltissime canzoni di ogni epoca costituiscono la base sulle quale il jazzista crea le sue esibizioni.


Quanto agli stili, va da sé che, ogni forma complessa scaturisca da una forma semplice e naturale. Sono gli uomini che, con il loro desiderio di modificare ogni cosa, cambiano e complicano le cose. Anche il jazz ha subito queste metamorfosi e dal momento che, pare non si possa vivere senza etichette, lo abbiano chiamato di volta in volta "Chicago" "Dixie" o "Cool".
In verità si tratta di evoluzioni stilistiche scaturite dalla necessità di introdurre acquisizioni dalla musica detta "dotta" per cercare di nobilizzarlo. Non è forse il "dixie" una istintiva e semplice forma contrappuntistica? Così di seguito fino alle raffinate combinazioni armonico-orchestrali prese in prestito dai Francesi e dai Russi dell'inizio del secolo.
Sarebbe potuto il jazz essere insensibile alle follie d'avanguardia (quelle irragionevoli) che hanno funestato la musica dotta? Certamente no.


Al jazz il merito di aver sviluppato ed affinato nuove tecniche di possibilità esecutive soprattutto nelle famiglie degli ottoni con l'acquisizione di notevoli possibilità nei registri acuti. Grazie ad una continua ricerca di nuove forme d'espressione da parte degli arrangiatori e degli stessi esecutori, il jazz ha avuto una grande funzione innovatrice per tutti gli strumenti, in funzione timbrica e tecnica, al di fuori dei canoni dello studio tradizionale. Potrei, partendo da questi principi, amplificare gli argomenti a non finire ma verrei meno alla promessa fattavi di essere breve.


A Voi, se siete interessati, il compito di ampliare le vostre cognizioni richiedendo, eventualmente, lo sviluppo ulteriore di quanto detto.
Giampiero Boneschi





Un breve accenno ... del nuovo CD ... "buon ascolto"


 
01. Stardust (Parish - Carmichael) 3'50
 
02. Just one of those things (Porter - Porter) 1'45"
 
03. Boby and soul (Sour - Green) 3'19"
 
04. I know that you know (Youmans) 1'36"
 
05. Ivy (Carmichael) 2'43"
 
06. Misty (Burke - Garner) 2'27"
 
07. Shall we dance? (I. & G. Gershwin) 1'50"
 
08. Where or when (Hart - Rodgers) 2'15"
 
09. I got rhythm (I. & G. Gershwin) 3'35"
 
10. What are you doing the rest of your live (Berman - Legrand) 3'53"
 
11. Honeyskule rose (Razaf - Waller) 3'06"
 
12. Midnight sun (Burke - Hampton) 3'47"
 
13. As time goes by (Hupfeld) 2'38"
 
14. That old black magic (Mercer - Arlen) 2'51"
 
15. Just one of those things (reprise) (Porter - Porter) 1'03"
 
16. My yiddishe momme (Yellen - Pollack) 2'03"
 
17. Night and day (Porter - Porter) 3'42"
 
18. More than you know (Youmans) 2'22"



Etichetta NEW SENSATIONS


Catalogo N° NS CD 2007 
Anno 2009

Produzione esecutiva di Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Distribuzione M.A.P.




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