BRUNO LAUZI & SANTE PALUMBO


C’era una volta la grande canzone americana. Aveva origini strane, autori che venivano da ogni parte del mondo, da poco americani eppure già colmi di quella american way che avrebbe caratterizzato tutta l’arte del Novecento statunitense. Prima era ancora l’Europa a dettare legge, ad imporre stili, schemi, linguaggi, e non solo nella musica. Poi, ad un tratto, ecco fiorire, in tutte le arti, modi nuovi per esprimere sentimenti. E fermandoci alla canzone subito l’ affermarsi, siamo negli anni Venti e Trenta del secolo scorso, di autori come George Gershwin, come Irving Berlin, come Cole Porter e tanti altri. Uomini senza passato, per lo più, Gershwin figlio di un ebreo russo, arrivato alla musica per combustione spontanea, Berlin, addirittura nato in Russia, cresciuto nella Bowery e nell’East Side inferiore, quartieri davvero poco raccomandabili, anche lui un talento naturale, entrambi arrivati al successo non per educazione, ma per una sorta di miracolosa capacità di conoscere il cuore della gente e di colpire i sentimenti. Oppure un figlio dell’alta borghesia. Porter, famiglia di facoltosi industriali, una educazione umanistica scintillante, la canzone come divertimento, girando il mondo. Facevano musica per Tin Pan Alley, la strada di New York ove erano riunite tutte le case editrici e in ogni ufficio, un pianista, una cantante proponevano ai musicisti i prodotti della casa editoriale. Musica commerciale accolta per la sua levità, per la sua ironia, ignorata dall’intellighenzia con superficiale pigrizia, finchè qualcuno non si è accorto che quelle composizioni erano autentici gioielli e da allora la canzone è stata guardata e studiata con una diversa attenzione. Così temi come “Summertime” o come “ Cheek to cheek” o come “ Easy to love” , per rimanere nell’ambito dei nostri tre eroi, hanno avuto una parabola strepitosa: grande successo di pubblico, sincera accoglienza della critica, base per ogni sperimentazione jazzistica poi, lentamente, entrati nella memoria come qualcosa di piacevolmente accattivante e, infine dimenticati. Chiedete ad un giovane il titolo di un tema di Gershwin o di Porter e, sicuramente, non saprà rispondere. Eppure quelle canzoni fanno parte del patrimonio della musica, come un notturno di Chopin, una composizione di Mozart ed è necessario che qualcuno ce lo ricordi. Lo fa Winton Marsalis per il jazz tradizionale, anche questo presto dimenticato, pur con tutti i suoi entusiasmi, che sta cercando di far diventare musica di repertorio i classici di Ellington o quelli di Jelly Roll Morton e di tanti altri e lo fanno ora, in questo disco, con evidente divertimento e con grande entusiasmo, Bruno Lauzi e Sante Palumbo, voce “ storica” della canzone d’autore il primo, pianista di jazz, ma con trascorsi di ogni genere, il secondo. Gershwin e Porter gli autori scelti dai due e il disco ha inizio con un intenso “ Summertime”, la ninna nanna che apre “ Porgy and Bess”, l’opera di Gershwin. Lauzi e Palumbo hanno diviso il lavoro in due parti: prima i temi gershwiniani, quasi tutti presi da “ Porgy and Bess”, tranne l’ultimo, un guizzante “ I got rhythm”, poi quelli di Porter. E la carrellata è davvero capace di riportare agli allori queste straordinarie canzoni.
L’opera di Gershwin è una sorta di trattato sentimentale sull’impatto che il mondo dei traffici, della sopravvivenza, ha sullo spirito: l’uomo urbano, industrializzato, che combatte non soltanto per il quotidiano ma per la vita dei sentimenti, delle emozioni. Tutto il lavoro è intriso di una autentica malinconia blues: la madre canta per fare addormentare il suo piccolo, ma sa bene che un giorno dovrà “ spread its wings”, aprire le ali, andare per il mondo, affrontare il male. E la musica suggerisce magnificamente questa instabilità, questo bisogno di amore del bambino il quale dovrà per forza staccarsi dalle braccia materne, con una tonalità ambigua che oscilla fra un si bemolle dorico e un re maggiore diatonico.
Lauzi e Palumbo affrontano le composizioni gershwiniane con grande intensità, con lo spirito del jazz, ma anche come un gioco di straordinaria emotività, un rincorrersi di colori, di invenzioni, di swing. La voce rugosa di Lauzi rende bene l’intento dei due e il piano di Palumbo affiora in soli di un dinamismo sintetico, essenziale che colpisce immediatamente. E, attenzione, vorrei invitare l’ascoltatore a seguire bene anche il modo in cui Palumbo sostiene e sottolinea la voce, davvero un piccolo gioiello di fantasia. Ma torniamo a Lauzi, vecchio cantautore, anni di gavetta, successi, la fatica di vivere gli anni nei quali si comincia a ricordare il passato, ma con una incredibile voglia di andare avanti, di inventare cose nuove, di raccogliere energie per creare situazioni fantastiche. Così anche nelle canzoni di Porter, da “ Anything goes”, titolo cinico di un musical andato in scena nel 1934, con il quale l’autore guarda, con irresponsabile spensieratezza, agli anni immediatamente successivi alla terribile crisi economica, a “ Easy to love”, tema scritto nel 1936 per il film “Born to dance”, e la ballerina era Eleanor Powell, dalle splendide gambe, Bruno pone il suo entusiasmo, la sua verve di narratore, la sua voglia di stupire e di divertire.
Il disco si muove in questa dimensione: la riscoperta di musiche brillanti e ancora oggi colme di fascino, da interpretare con spirito nuovo, con allegria, ma anche con un filo di nostalgia . La capacità di Lauzi di dare corpo alle emozioni, con quella sua voce davvero piacevolmente incolta, e quella di Palumbo di usare il pianoforte senza lasciarsi prendere dalle possibili romanticherie del passato, al contrario, con un linguaggio asciutto, dinamico, un modo di interpretare la canzone con una espressività che solo un musicista che abbia attraversato l’età del jazz, può permettersi di avere.

Vittorio Franchini




Un breve accenno ... del CD ... "buon ascolto"


  01. Summertime - G. Gershwin - 4'55"
  02. It ain’t necessarily so / I got plenty o’ nuttin’ - G. Gershwin - 3'13"
  03. I loves you Porgy - G. Gershwin - 4'48"
  04. Bess, you is my woman / My man’s gone now - G. Gershwin - 4'45"
  05. I got rhythm - G. Gershwin - 4'26"
  06. Ev’ry time we say goodbye - C. Porter - 5'33"
  07. I concentrate on you - C. Porter - 6'05"
  08. I love you Samantha - C. Porter  - 5'27"
  09. Anything goes - C. Porter - 3'44"
  10. True love - C. Porter - 6'48"
  11. Night and day / Easy to love - C. Porter - 6'14"
  12. A colpi di beguine - B. Lauzi - 4'52"
  13. So in love - C. Porter - 4'00"



Etichetta GOLDEN JAZZ


Catalogo N° G CD J 1936 
Anno 2005

Prodotto da Massimo Monti
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Edizioni Musicali
Musicisti Associati Produzioni M.A.P.

Distribuzione M.A.P.




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